La bresaola del supermercato nasconde un segreto che cambia tutto: ecco dove guardare per non sbagliare più

Quando al supermercato ci imbattiamo in una confezione di bresaola proposta a un prezzo particolarmente vantaggioso, la tentazione di riempire il carrello è forte. Eppure, dietro quello sconto allettante potrebbe nascondersi una verità che pochi consumatori conoscono: non tutta la bresaola che acquistiamo ha le stesse caratteristiche qualitative, e soprattutto non sempre proviene da dove immaginiamo.

Il paradosso della bresaola: un prodotto italiano che italiano non è

La bresaola rappresenta uno dei simboli dell’eccellenza gastronomica italiana, particolarmente legata alla tradizione valtellinese. Tuttavia, la realtà produttiva racconta una storia ben diversa da quella che il nostro immaginario collettivo vorrebbe. Una quota rilevante della bresaola venduta nei supermercati italiani viene realizzata utilizzando carne bovina proveniente da paesi extra-europei, dove i controlli veterinari e gli standard di allevamento seguono normative differenti da quelle dell’Unione Europea.

Il problema non risiede nell’illegalità di questa prassi, quanto nella scarsa trasparenza con cui l’informazione viene comunicata al consumatore. Le etichette rispettano formalmente la normativa europea sull’etichettatura, ma spesso utilizzano caratteri piccoli, posizionamenti poco visibili e formulazioni che richiedono attenzione per essere interpretate correttamente.

Dove leggere la vera origine della carne

L’etichettatura dei prodotti a base di carne è regolata da precise normative europee che obbligano a indicare l’origine della carne bovina nei prodotti preimballati. Per scoprire l’effettiva provenienza della bresaola che si sta per acquistare, è necessario concentrarsi su informazioni specifiche che vanno oltre il marchio o il nome evocativo del prodotto. Sul retro della confezione, spesso con font ridotti e in zone dove l’occhio difficilmente si sofferma, troverete i dati realmente importanti.

La Bresaola della Valtellina IGP, ad esempio, richiede che la carne provenga da bovini nati, allevati e macellati in determinate regioni italiane, con precise caratteristiche di età, razza e alimentazione. È frequente trovare bresaola lavorata in Italia ma realizzata con carne proveniente da Brasile, Argentina o altri paesi sudamericani, dove le condizioni di allevamento intensivo e l’utilizzo di determinate sostanze seguono logiche economiche diverse da quelle europee.

Perché la provenienza incide sulla qualità

Affermare che la carne extra-europea sia necessariamente di qualità inferiore sarebbe scorretto e semplicistico. Tuttavia, esistono differenze oggettive negli standard di controllo, nelle normative sull’utilizzo di antibiotici, ormoni e mangimi, nonché nelle condizioni di benessere animale che caratterizzano i diversi sistemi di allevamento.

L’Unione Europea applica il principio di precauzione in materia di sicurezza alimentare, vietando l’uso di ormoni per la crescita negli allevamenti bovini e imponendo limiti rigorosi sull’uso di antibiotici e residui chimici. In alcuni paesi extra-europei, invece, l’uso di ormoni promotori della crescita è consentito e le soglie di residui possono essere più elevate.

La tracciabilità della filiera risulta inoltre più complessa quando la materia prima attraversa oceani prima di giungere sulle nostre tavole. Le normative europee richiedono che ogni operatore della filiera alimentare garantisca la tracciabilità del prodotto, ma il numero di passaggi e la distanza geografica possono rendere più difficoltosi eventuali controlli a ritroso in caso di problematiche sanitarie.

Il prezzo come campanello d’allarme

Uno sconto superiore al 30% rispetto al prezzo medio di mercato dovrebbe far scattare un ragionevole sospetto. La produzione di bresaola di qualità, utilizzando carne selezionata e seguendo processi di stagionatura tradizionali, comporta costi fissi che difficilmente permettono ribassi eccessivi senza compromettere alcuni aspetti della filiera.

Le promozioni aggressive spesso corrispondono all’utilizzo di materie prime meno costose, provenienti da circuiti di approvvigionamento internazionali dove il prezzo della carne bovina risulta sensibilmente inferiore rispetto a quello europeo. Il consumatore si trova così a credere di fare un affare, quando in realtà sta semplicemente pagando il giusto prezzo per un prodotto qualitativamente diverso da quello che immaginava.

Come tutelarsi durante gli acquisti

La conoscenza rappresenta la prima forma di difesa. Prima di cedere alla tentazione di un’offerta apparentemente imperdibile, dedicate trenta secondi alla lettura completa dell’etichetta. Girate la confezione, cercate le informazioni sulla provenienza della carne e valutate se quella bresaola corrisponde effettivamente a ciò che desiderate portare in tavola.

Privilegiate quando possibile i prodotti con certificazione IGP, che garantiscono un disciplinare preciso riguardo all’origine delle materie prime e ai metodi di lavorazione. Considerate anche l’acquisto presso reparti di gastronomia specializzata, dove il personale può fornirvi informazioni dettagliate sulla provenienza e sulle caratteristiche del prodotto.

Ricordate che il risparmio economico immediato potrebbe tradursi in una scelta alimentare meno consapevole. Investire qualche euro in più per un prodotto di cui conosciamo con certezza l’origine significa compiere un atto di responsabilità verso la nostra salute e sostenere filiere produttive più trasparenti e controllate. La bresaola di qualità ha un costo che rispecchia il valore di una lavorazione attenta e di materie prime selezionate: diffidate da chi vi promette lo stesso risultato a metà prezzo.

Quando compri bresaola in offerta controlli da dove viene la carne?
Sempre leggo tutto sul retro
Solo se lo sconto è sospetto
Mi fido del marchio italiano
Mai controllato finora
Compro solo IGP certificata

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